27 mar 2012

NEMANJA CVIJANOVIć / Progetto Anonimo di Alfredo Sigolo




Prologo

Alcuni anni or sono a Milano, presso la galleria Zero, si svolgeva una tappa del format Double ideato in alternanza alla normale programmazione dal titolo Progetto Anonimo. Al pubblico intervenuto la vista della galleria, e con essa quella dell’unica immagine esposta ovvero il Portrait De Yasser Arafat di Laurent Sazy, risultava parzialmente preclusa e resa difficoltosa dalla presenza nello spazio di un serpente nero.

Oggi

Di quell’oscuro e, per molti versi, inquietante intervento ideato dall’artista Massimo Grimaldi, Nemanja Cvijanović raccoglie oggi il testimone e lo rimette in scena in una versione potremmo dire “riveduta e corretta”, con l’intento preciso di dar seguito e riaffermare la denuncia sociale sottesa a quel lavoro nei confronti delle dinamiche dei nuovi poteri globali costituiti.

Gli eventi della storia recente raccontano dell’abdicazione della politica a favore dell’instaurazione di oligarchie determinate dal potere economico e finanziario che non conosce alternative al consumismo crescente. L’unica regola è che non ci sono regole, l’obiettivo è il denaro. La fisionomia e i confini, così come i volti dei protagonisti di queste oligarchie, si nascondono nelle pieghe degli apparati burocratici, dietro i numeri delle borse, tra le sigle di organismi d’affari e le lobby che, inesorabilmente, acquistano credito a fronte del progressivo declino delle “cosiddette” democrazie occidentali.

Nel grande scacchiere globale la crisi degli Stati nazionali s’accompagna alla moltiplicazione e rafforzamento di organizzazioni intergovernative e non, le cui risoluzioni prevaricano le politiche locali, spesso diventando comodi alibi per assegnare allo stato di necessità decisioni impopolari che alimentano diseguaglianza e conflitto sociale, povertà e indigenza.

In questa sua riedizione del Progetto Anonimo l’artista croato si stacca dal fatto contingente dell’epoca (l’improvvisa e, per molti, sospetta scomparsa di Yasser Arafat) e si estende assumendo una dimensione sincronica a denunciare la strategia di una asse globale innominato, mosso dagli apparati finanziari, che opera trascendendo le regole civili e partecipative, e che agisce svuotando le istituzioni della loro autorità.

La Res Publica nel suo significato letterale è ciò che secondo Cvijanović più d’ogni altra cosa rischia oggi l’estinzione, stretta nella morsa della ragione economica, sostituita nella percezione collettiva dall’oppio del consumo.

Non è un caso che le forme di resistenza, che pure insorgono, siano nate spontaneamente “dal basso”, dalla primavera mediterranea agli Indignados fino ai movimenti americani innescati da Occupy Wall Street (inserito dal critico Charlie Finch tra i principali eventi artistici del 2011), che stanno a dimostrare che i popoli non si riconoscono più nei propri governanti rispetto ai quali assumono uno status antagonista, in molti casi dettato dall’istinto di sopravvivenza.

Significato

Il serpente, nella tradizione cristiana, rappresenta il male oscuro ma anche l’infingimento, la minaccia celata e senza nome. La sua presenza metaforica si insinua nella storia che si fa sotto i nostri occhi e che mostra come nel nome (del mito) degli ideali di libertà e democrazia si siano consumati eventi cruenti e delittuosi per sovvertire poteri totalitari oggi demonizzati e un tempo alleati nella corsa al potere finanziario e all’accumulo di capitali.

Analogamente forme assolutiste del tutto assimilabili appaiono tollerate e celebrate perché incarnano ideali strategici e funzionali al mantenimento degli equilibri di potere, unica vera religione in nome della quale anche le radici cristiane e cattoliche che hanno concorso alla formazione dell’identità culturale europea possono divenire strumento utile alla causa che si riassume nel motto “il potere e la grazia”.

Complottismo? Provocazione? La misura della critica possibile alla visione di Nemanja Civjianović sta nella forza stessa della sua denuncia, notoriamente incisiva e scandalosa, irriverente rispetto a qualsiasi forma di moralismo. Ma altresì ferma e netta, costruita nel contesto di una riflessione critica storica, il cui obiettivo primario resta la volontà di suscitare dibattito e discussione, restituendo al pubblico quel senso di partecipazione collettiva alla vita pubblica che sempre più appare (quasi) irrimediabilmente perduto.


Stato di eccezione

Al limite tra politica e diritto, in una zona di indeterminazione tra democrazia ed assolutismo Giorgio Agamben colloca lo Stato di eccezione, concetto chiave nella Politische Theologie (1922) di Carl Schmitt e ripreso come paradigma dominante del nostro tempo. L’instaurazione di forme provvisorie di totalitarismo per rispondere ad uno stato di emergenza sono note nella storia del passato recente, dal Terzo Reich al Patriot Act del 2001. Ma forme sottili di stati di eccezione, meno plateali, fluttuanti ma insidiose, sembrano diffondersi con sempre maggiore frequenza.

Dagli anni ’80 ad oggi le crisi economiche internazionali hanno assunto ritmi incalzanti e in uno scenario di equilibri precari, di forte interdipendenza, l’autorità locale è messa sotto scacco, a tal punto da alimentare la percezione collettiva di vivere costantemente sotto assedio, in una paradossale condizione di provvisorietà permanente.

Tale percezione in molti casi trova la sua motivazione palese negli interventi e misure che i governi nazionali, in regime di sovranità limitata rispetto al contesto economico globale, attuano per preservare il proprio ruolo nel novero delle nazioni sviluppate (il cosiddetto Primo Mondo), spesso prescindendo dalle norme costituite o dai diritti acquisiti.


Trent’anni di riforme “caratteristiche speciali” sono solo una versione shanzhai (taroccata, n.d.r.) di falsi ideali del governo che senza sistematicità fanno ricadere la crisi politica e morale sui deboli. Se continueremo ad alterare i valori universali, l’uguaglianza e la giustizia, la sola cosa che potremo fare sarà aspettare la prossima ondata di distruzione. (Ai Weiwei, “Il blog. Scritti, interviste, invettive, 2006-2009” edizione italiana a cura di Stefano Chiodi, Johan & Levi editore, 212, pp. 289-290)


NEMANJA CVIJANOVIć / Progetto Anonimo

24 marzo – 12 maggio 2012

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