ABOUT: Andrea Bianconi, Nemanja Cvijanovic, Tim Ellis, Edward Thomasson, Benoit Pailley, conceptinprogress, Fabrizio Modesti, Fratelli Calgaro, Gabriel Hartley, Gian Domenico Sozzi, Marcelo Cidade, Marlon de Azambuja, Maurizio Anzeri, Nick Goss, Philip Wiegard, Robert Barta, Smith/Stewart, William Cobbing, Serena Vestrucci, Rose O'Gallivan,Thomas Braida, Valerio Nicolai, Lupo Borgonovo, Ben Barretto, Enzo Cucchi, Gianni Politi, Jean-Baptiste Bernadet, Anna Franceschini
16 gen 2011
4 dic 2010
MARCELO CIDADE/pensieri preparatori per Roads Not Taken
Il primo aspetto di Roads not taken riguarda una dicotomia. Un contrasto che nasce dall’impatto creato in me da una città storica come Roma. Una capitale che vive del proprio passato per mantenere la storia come attrazione turistica (la città museo), connivendo con lo sviluppo urbano di ogni giorno e le sue trasformazioni.
Questa caratteristica di Roma si manifesta in un modo assolutamente distintivo e unico rispetto a San Paolo. Mentre la capitale italiana sembra aver bisogno di rimanere quasi congelata nel tempo, con tutti i suoi continui bisogni di ristruttutazione e i suoi apparati, San Paolo è in costante cambiamento. Secondo me le due città sono rovine del contrasto.
Per questo motivo, acquista un senso continuare a chiedersi dove risieda il moderno e dove il Modernismo in qualità di situazioni temporali e spaziali distinte. Dimensioni che caratterizzano entrambe le due diverse capitali. Il movimento modernista brasiliano si è manifestato più tardi rispetto all’omologo europeo e, senza dubbio, in maniera assolutamente differente rispetto a quello italiano.
Così ho concluso e concentrato il mio progetto basandolo sulla vulnerabilità urbana che ho sentito e registrato a Roma. Mettendo così in relazione i siti in costruzione di San Paolo. Da questo avvicinamento è sorta una domanda spontanea: l’architettura di Roma sono rovine della storia, sedimenti moderni o edifici in uno stato di entropia?
Il mio progetto, concepito appositamente per la galleria Furini, è un tentativo di decostruire la sicurezza, la perfezione e l’agio del cubo bianco (degli spazi espositivi) per mostrare l’instabilità urbana che ho visto camminando per le vie di Roma.
Per la prima sala della galleria ho pensato di costruire due colonne posticce fatte di legno e poi dipinte di bianco. I due elementi architettonici, installati parallelamente, comportano l’idea che uno sia elemento portante mentre l’altro abbia come base una carriola utilizzata per trasportare il cemento. Questa installazione è direttamente connessa a due altri lavori che ho fatto recentemente: l’uno dal titolo “Abuso de Poder” (trappola per topi fatta con marmo bianco di Carrara) e “Modelo de Superfície” (una fotografia in bianco e nero attualmente non esposta in galleria a Roma).
Il quarto lavoro che sto presentando è “Dominio Público”. Il progetto mette simbolicamente in scena l’area urbana di Roma in un solo disegno, composto sul muro come se fosse un tirassegno, molto comune nei bar attorno alla galleria. Tre freccette sono state fissate al muro come se il momento e il gesto del gioco fosse già avvenuto.
Concettualmente, la combinazione di questi lavori rinforza l’idea di Lina Bo Bardi. Infatti, in sintonia con l’architetto romano, vissuta a San Paolo negli anni Cinquanta, il gesto urbano può essere riconosciuto come pieno di invenzioni umane che, con il tempo, diventano traccia di altri luoghi: un ponte, un passaggio e infine una casa. Questo processo di appropriazione è costituito dalle idee. Modi di pensare che, introdotti nel mondo, fanno emergere nozioni, concetti d’ordine.
Il mio intervento si situa nel riconoscimento di un sito in costruzione come luogo di cambiamento costante, di sperimentazione e libertà. Uno spazio che è in continua trasformazione e che subisce i mutamenti, mettendo a confronto tanto gli aspetti della società romana, preservatrice delle proprie rovine, quanto gli stilemi di San Paolo, città che non salvaguarda nulla se non il proprio continuo cambiamento.
Marcelo Cidade
19 nov 2010
MARCELO CIDADE | ROADS NOT TAKEN dal 4 dicembre 2010 al 5 febbraio 2011 @ Furini Arte Contemporanea a cura di Atto Belloli Ardessi e Ginevra Bria

Marcelo Cidade, con la progettazione di Roads not taken, decide di sorvegliare Roma, descrivendone il suo statuto di diversità. Con questa personale, l'artista evita ogni perdita d'esperienza e tocca l'esterno del mondo, passando attraverso il suo primo ambito di intervento: la città. Ne consegue un deciso confronto con la negazione, l'intuizione, e la diversione tra disponibilità e giuste distanze. Negli spazi di Nicola Furini Cidade si riappropria allegoricamente di volumi architettonici e di archeologie a cielo aperto, definendo sui supporti utilizzati un percorso al contrario, una sorta di lettura percettiva che ammette solo l'emergere di un limite non consentito. Il suo senso scultoreo per lo spazio arriva così a grattareinsistentemente l'origine strutturale di qualsiasi fondamenta, trasformando la non partecipazione della natura in un'opportunità per circoscrivere nuovo spazio.
L'artista Brasiliano, alla sua prima personale italiana, da quasi un decennio registra e affina lo stato dell'arte di confine, insistendo sull'utilizzo di pratiche eversive e informali che regnano nei domini e sui confini del regno urbano.
Cidade celebra l'intervento artistico spontaneo contribuendo, al tempo stesso, al continuo e immersivo cambiamento della città; universo che, secondo lui, attiva e contagia ogni forma d'arte contemporanea. L'abbondanza di pratiche anti-autoritarie e l'utilizzo di elementi rilevatori di un mondo esterno, rendono installazioni, interventi e operazioni artistiche delle perfettestrade non prese. Percorribili roads not taken che non si allontanano mai eccessivamente da una certa aura di illegalità e da un'estetica del vandalismo di origini strutturali; percorsi entrambi profondamente ancorati ad un'identità di matrice concretista dalla quale Cidade attinge con autorevolezza.
Cidade, a Roma, lavora su applicazioni, geometrie, codici e dissimulazioni della capitale, lasciando emergere tracce di un cambiamento d'approccio nelle pratiche dell'arte contemporanea. I suoi lavori riflettono decise impressioni poetiche, marchiate nella storia e nella conformazione della città. Nulla all'interno della sua prassi costruttiva è mera decorazione: Cidade è un dissimulatore ribelle, per elezione. Egli sperimenta la sensazione di territori estranei utilizzandoli, per reazione, come un foglio bianco, come una superficie sottesa. Un sotto-testo che descrive una complessa reteconcettuale fatta di effetti, azioni e riproduzioni pronti, all'occorrenza, ad invadere la culla del traffico. I sistemi di sorveglianza, i meccanismi di difesa, le tattiche di controllo e gli ostacoli dei confini, nei lavori di Cidade riportano l'occhio di chi guarda, su quella strada non presa che spesso è traccia critica di una natura aliena dell'arte. Segnalazione liminare di conquista.
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Marcelo Cidade exhibiting Roads not taken means to watch over Rome, describing its urban diversity statute.
Through this solo show, the artist avoids every loss of experience because he rather directly touch the external world, im-mediatly crossing his first intervention field: the city. It follows that becomes necessary a comparison with denial, intuition and digression between the availability of things and the perfect distance from products. Thanks to this project Cidade allegorically takes possession of architectures and open-air volumes, settling a path in reverse, a sort of perceptive reading which only allows a forbidden limit to emerge. His sculptural sense for space comes up to insistently scrape structural origins of every theoretical foundation, transforming the non-presence of Nature in an opportunity to circunscribe new portions of space.
The Brazilian artist, at his first solo show in Italy, has been recording and honing, for almost a decade, the state of the street art, using informal and subversive practices between the realms of Modernism and urban domain.
Cidade celebrates the artistic spontaneous intervention, while contributing, at the same time, to the continuous and immersive transformation of the city - a universe that, according to Cidade's visions, activates and contaminates every contemporary art form. The abundance of anti-authoritarian rituals and the application of signals, properly created to define an exterior world, make installations, interventions and artistic operations dedicated and realistic roads not taken. Not-chosen, but not forsaken, ways where never drifting away from their specific illegal aura and a structural aesthetic of vandalism. Both of this dimensions are deeply anchored to a Modernist sense for space and to its identità, a legacy which Cidade draws upon powerfully.
In Rome, Cidade will work on geometries, codes and dissimulations within the Italian capital, letting changing tracks emerge as a new approach for the actual contemporary art scenarios. His artworks will reflect poetic impressions, marked into city's history and nature. Nothing inside his constructive performance practice is just representation or simple decoration: Cidade is a foremost rebel dissimulator. He measures the sensation of foreign territories just using them, as a kind of reaction, as a white sheet, as a surface subjected to the whole physical reality. A subtext which describes a complex conceptual network composed by effects, actions and reproductions, all ready -at the first need- to overrun the cradle of traffic. Surveillance devices, control mechanisms, defensive tactics and border obstacles, distributed into the Cidade's artwork, bring the gaze upon a peculiar road not taken which often is a critic trace of a distant nature, abroad from the theater of art.
14 nov 2010
Arte Fiera Bologna 2011
13 ott 2010
ROBERT BARTA|Why ants can't dance|October 8 – November 27, 2010

8 Ottobre – 27 Novembre 2010
“My stories are drawn thoughts of mine that get expanded and finally blow up like a star, when accepted by the spectator.” (Robert Barta)
Furini Arte Contemporanea inaugura la nuova stagione 2010-2011 con il solo-show di Robert Barta (Praga -1975, vive e lavora a Berlino), un progetto in cui la riflessione sulla forma dirige verso l’analisi di argomenti complessi, attraverso una dimensione narrativa basata principalmente sull’idea e l’invenzione.
Si tratta di un lavoro concettuale in cui la sinergia fra le parti produce risultati diversi da quelli prodotti dalle parti singole. Per Robert Barta l’idea è più importante dell’oggetto in sé, perché questa si insinua e prende forma nella sua mente, fino a produrre effetti in chi la recepisce una volta realizzata.
In mostra da Furini Arte Contemporanea un cactus fa inaspettatamente l’hula hoop con grande naturalezza e una candela sta accesa per ore e giorni, ma il tempo sembra non passare perché questa non si consuma mai, lasciando lo spettatore incredulo e confuso. L’obiettivo è di coinvolgere e sollecitare lo spettatore a farsi domande su ciò che conosciamo e diamo per scontato, sottolineando la differenza fra l’aspettativa e la percezione reale delle cose. Per questo ciò che è apparentemente ovvio e facilmente percettibile si trasforma in qualcosa di irritante, inaspettato e assurdo, producendo dell’osservatore un senso di disorientamento tale da mettere in discussione la certezza einsinuare il dubbio.
Tutta la produzione di Robert Barta ha origine nel disegno. La fase progettuale è un punto di partenza per la realizzazione pratica degli oggetti che, immaginati e perfezionati sono infine resi concreti, talvolta in notevoli dimensioni e facendo uso di meccanismi. Barta stesso si sente architetto delle idee e le sue opere sono frutto di costruzioni mentali, calcoli, prove empiriche, forzature estreme ai limiti del realizzabile, dove il possibile e l’ovvio decadono d’improvviso per lasciare spazio all’assurdo e allo stupefacente.
Principali mostre personali: 2010 Robert Barta - Why Ants can‘t dance,Furini Arte Contemporanea, ROME (I), Reality looks back on me. (curated by Marion Thielebein) Museum Pfalzgalerie KAISERSLAUTERN,2007 Deutsche Bundesbank, German Federal Bank, FRANKFURT – catalogue
Principali mostre collettive: 2010 CECI N‘EST PAS UN CASINO II (curated by Kevin Muhlen and Jo Kox) Museum Villa Merkel, ESSLINGEN, CECI N‘EST PAS UN CASINO (curated by Kevin Muhlen and Jo Kox) Casino LUXEMBOURG, 2009 Rohkunstbau XVI, (curated by Mark Gisbourne), Schloss Marquardt, BERLIN-Marquardt, Romantische Maschinen, (curated by Marc Wellmann) Georg-Kolbe Museum, BERLIN, 2008 Phoenix vs Babel, (curated by Patrice Joly, Colette Barbier) Fondation Ricard, PARIS (F), 2007 Gross domestic product, (curated by Kristof Kintera) City Gallery GHMP, PRAGUE (CZ), Art for fun, (curated by Javier Arlandis) Casal Solleric Center for contemporary art, PALMA de MALLORCA (E) - catalogue, 2006 Galerie Rüdiger Schöttle (with R.Chisholm, J.J.Ziolkowski, D.Ozbolt, M. Lukosaitis,) MUNICH
GB VERSION
"My stories are drawn thoughts of mine that get expanded and finally blow up like a star, when accepted by the spectator.” (Robert Barta)
Furini Arte Contemporanea opens the new art season 2010-2011 with the Robert Barta (Prague 1975, lives and works in Berlin) solo-show, a project where the reflection over the form runs to the analysis of complex arguments, through a narrative dimension based principally on the idea and the invention.
It deals with conceptual work , where the synergy of the parts produces different results from those produced by the single parts. According with Robert Barta the idea is more important than the object, because it creeps into his mind, up to produce effects in those who perceive it once realized.
At Furini Arte Contemporanea’s gallery a cactus plays hula-hoop with much naturalness and a candle stays on hours and days, but time seems to not pass because it never consumes, leaving the overviewer incredulous and confused. The aim is to involve and to incite the observer to wonder about things we feel obvious, underlining the difference between the expectation and the real perception of them. Because that what is apparently obvious and easily perceptible goes to be something irritating, unexpected and absurd, producing in the viewer a sense of disorientation so to question the certainty and to insinuate the doubt.
All the Robert Barta’s production has the origin in the drawing. The planning stage is a point of departure for the practical realization of the objects that, imagined and perfected, are at last made concrete, sometime in very big size and using mechanisms. Barta feels his works the fruit of mental constructions, calculations, empirical tests, extreme forcing on the edge of the realizable, where the possible and the obvious suddenly decay to leave the space to the absurd and stupefying.
Robert Barta
Why Ants Can’t Dance
opening October 8, 6.30 pm
Furini Arte Contemporanea, Roma - Via Giulia 8
Wednesday-Friday 1-7pm, Saturday 3-7pm
info: +39 06 68307443, info@furiniartecontemporanea.it
website: www.furiniartecontemporanea.it
18 ago 2010
Notes
"My stories are drawn thoughts of mine that get expanded and finally blow up like a star, when accepted by the spectator", Robert Barta
9 lug 2010
Robert Barta "INKONSTRUKTION V. Art Biesenthal"

Robert Barta "INKONSTRUKTION V. Art Biesenthal"
from July 10th to August 1st at Biesenthal
Biesenthal (Germany) - Wehrmühlenweg 8