4 gen 2010

Bianconi o... Bond? di Cristina Dal Ben e Mariangela Negroni, 26.06.2008 (IT)

Grande successo a New York della mostra “Bond” di Andrea Bianconi. Che con le sue “Spying Machines” indaga il desiderio umano di tenere gli altri sotto controllo. Una metafora del Grande Fratello

Che Andrea Bianconi fosse geniale ed estroso l'avevamo già capito quando alla festa per il lancio di Velvet quando il 9 novembre 2006 aveva partecipato con un incredibile elefante ricoperto di velluto bianco e decorato con decine di specchietti. Insomma noi sapevamo che il talento di Andrea era un valore sicuro e infatti lui non ha perso tempo nel fare il grande salto.
La sua prima personale presentata nella galleria di tendenza che si trova all'interno della boutique Kiton a New York è stata un successo. Il titolo della mostra "Bond", è una citazione di James Bond. Ma bond significa anche legame cioè, in questo caso, il collegamento di cose diverse tra di loro. Andrea utilizza per le sue opere oggetti fabbricati industrialmente come giochini di plastica, fibra di vetro, tessuto e ceramica, che copre con migliaia di elementi decorativi. Le sculture hanno un impatto molto forte, sono divertenti, kitsch ma comunque eleganti e preziose.
Questo iperdecorativismo viene sempre completato da un gioco che si ripete in tutte le sculture, le "Spying Machines". Ovvero degli spioncini che permettono allo spettatore di attraversare il corpo dell'opera con lo sguardo, interagendo così con l'opera stessa. Il meccanismo, apparentemente un po' complesso è la risposta a un'ossessione dell'artista: quella sullo spettatore e il suo sguardo, o per meglio dire alla sua paura dell'invasione della privacy e della propria sfera personale.
Il critico d'arte Oliver Tschrky, ha definito il "terzo occhio" di Bianconi una metafora della tecnologia che controlla le masse e del bisogno individuale e sociale di mantenere ogni cosa sotto controllo. Insomma un'allegoria del Grande Fratello.
Dopo il successo newyorchese è prevista per novembre 2008 una nuova personale dell'artista alla Barbara Davis Gallery a Houston in Texas. Che ovviamente non mancheremo di spiare...